giovedì 4 novembre 2021

Alfonsina Storni

 

Tu mi vuoi bianca

Tu mi vuoi bianca,
tu mi vuoi spume,
mi vuoi di madreperla.
Che io sia giglio,
sopra tutte, casta.
Profumo delicato.
Corolla chiusa.

Né un raggio di luna
trapassata mi abbia.
Né una margherita
si dica mia sorella.
Tu mi vuoi nivea.
Tu mi vuoi bianca.
Tu mi vuoi alba.

Tu che tenesti tutte
le coppe tra le mani,
di frutti e mieli
le labbra imbrunite.
Tu che nel banchetto
ricoperto di pampini
il corpo liberasti
inebriandoti di Bacco.
Tu che nei giardini
neri dell’inganno
di porpora vestiti
ti lanciasti alla strage.
Tu che lo scheletro
conservi ancora intatto
per non so che miracolo,
mi pretendi bianca
(Dio te lo perdoni!)
mi pretendi casta
(Dio te lo perdoni!)
mi pretendi alba.

Ritirati nei boschi,
vattene alla montagna;
purificati il labbro,
abita una capanna;
tocca con le tue mani
la terra umida e scura;
alimenta il tuo corpo
con la radice amara;
bevi dalle rocce,
dormi sopra la brina;
rinnova i tuoi tessuti
con acqua e con salnitro;
discorri con gli uccelli,
lévati al primo albore.
E quando la tua carne
ti sarà resa, e in essa
di sé dimenticata –
allora, buon uomo
prendimi bianca,
prendimi nivea,
prendimi casta.
 

 
Alfonsina Storni

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