(Repubblica) Protagonista e memoria dell’accoglienza di migliaia di profughi ebrei provenienti da tutta Europa nel campo numero 34 di Santa Maria al Bagno. Nardò piange la morte a 92 anni di Vittorio Perrone. Nella località del litorale della città neretina, tra il 1944 e il 1947, furono ospitate intere famiglie, donne, anziani e bambini sfuggiti all’Olocausto. E Vittorio Perrone, insignito della massima onorificenza dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005, in quei tragici anni della Seconda guerra mondiale ancora un ragazzino, fece la sua parte.
Si diede da fare con tanti altri per aiutare attraverso la solidarietà concreta persone che avevano visto e vissuto l’orrore della ferocia nazista. Fu testimone del passaggio per la Puglia di quelle genti poi ripartite verso la terra promessa di Israele. Fu amico soprattutto di uno dei sopravvissuti, Jakob Ehrlich, tornato dagli Stati Uniti a Nardò per riabbracciarlo e ringraziarlo dopo cinquant’anni. A Santa Maria al Bagno, dal 14 gennaio 2009 esiste il Museo della Memoria e dell’Accoglienza. Un luogo simbolico che raccoglie reperti e testimonianze del transito e della permanenza di quelle persone salvatesi dallo sterminio e di quella straordinaria convivenza con la popolazione salentina liberata dall’occupazione dopo l’armistizio del ’43. Un luogo, che custodisce i murales del profugo romeno Zivi Miller, fortemente voluto da Perrone, che non ha mai smesso di raccontare la sua esperienza alle nuove generazioni.
“Vittorio - racconta Lorenzo Siciliano, consigliere Pd di Nardò e amico di Perrone -, i sopravvissuti ai campi di sterminio nazifascista, li ha guardati negli occhi, conoscendo il loro terrore, la loro paura, le loro incertezze. Li ha accolti e accompagnati verso la libertà. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nella memoria storica, quella degli anni dell’accoglienza della nostra Città. Personalmente perdo un amico che mi ha insegnato tanto”.
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