Mélanie Helene Bonis nacque da una modesta famiglia borghese. Vivace e risoluta, crebbe in un ambiente ostile, accostandosi al pianoforte da autodidatta; all’età di dodici anni un amico di famiglia, Monsieur Maury, convinse i genitori a darle un’istruzione musicale. Fu allieva di César Franck e successivamente, al Conservatorio di Montmartre, divenne collega di armonia e composizione di Claude Debussy e Gabriel Pierné. All’epoca una donna non poteva aspirare alla professione di compositrice, per cui Mélanie decise di trovare uno pseudonimo che non rivelasse necessariamente la sua identità femminile: Mel.
Si innamorò di Amédée Landely Hettich (1856-1937), un giovane studente di canto, poeta e giornalista, e iniziò a musicare le sue poesie; la passione artistica li legò intensamente, ma i genitori di Mélanie videro in quest’empatia un pericolo incombente per la figlia e si opposero al matrimonio.
La costrinsero a lasciare il Conservatorio, rinunciando alle lezioni del già citato Franck, di Ernest Guiraud e di Ambroise Thomas e soprattutto alla borsa di studio in armonia.
Nel 1883 i due organizzarono invece, contro la sua volontà,
il matrimonio con Albert Domange, un ricco uomo d’affari, vedovo, padre
di cinque figli e più grande di Mel di venticinque anni, il quale,
inoltre, detestava la musica.
Le nozze
ebbero comunque luogo. “Madame Domange” svolse il ruolo di moglie e
madre (diede ad Albert tre figli) alla perfezione per dieci lunghi anni.
A dare una direzione nuova alla sua vita fu un incontro casuale con Amédée, il quale la convinse a riprendere la composizione, presentandole il noto editore Alphonse Leduc. Le poesie di Amédée vennero musicate da Mel e pubblicate in alcune raccolte (quella che più rappresenta il loro amore, spirituale, artistico e simbiotico, è Elève-toi, mon âme).
Mélanie era molto religiosa e di forti principi etici;
è probabile quindi che per lei riprendere la relazione con Amédée sia
stato difficile e tormentato; fatto sta che dai due nacque una bambina
mai riconosciuta legalmente, Madeleine, data alla luce durante un
presunto viaggio in Svizzera per delle cure termali e affidata ad una
cameriera, ma sempre seguita da lontano.
I
sensi di colpa e la convinzione di avere tradito quella sorta di
moralità che aveva ricevuto in educazione dalla famiglia, la distrussero
giorno dopo giorno; si risolse ad accettare la corrispondenza con
Amédée soltanto per scambiare notizie su Madeleine.
Trascorse gli ultimi quindici anni di vita nel dolore, per lo più a letto; la depressione però non le impedì di continuare a scrivere fino alla fine dei suoi giorni. Il corpus delle
sue composizioni ne comprende circa trecento: sessanta per pianoforte
solo, a quattro mani, per due pianoforti e dei volumi di tecnica,
ventisette melodie, tra cui una dozzina per duetti e/o coro, venticinque
canti religiosi, trenta per organo, venti di musica da camera (in varie
formazioni, dal trio al sestetto con pianoforte), undici opere
orchestrali.
Il suo stile compositivo è
essenzialmente romantico, arricchito da un ricercato impressionismo,
frutto di varie ispirazioni melodiche ed armoniche.
Dagli inizi del secolo fino alla prima guerra mondiale, era possibile ascoltare i pezzi di Mel Bonis nei salotti parigini o nelle sale da concerto, ma non con il risalto che le sue composizioni meritavano. Nonostante la stima dei colleghi compositori e musicisti, l’educazione un po’ chiusa di Mélanie e la sua fragilità non le permisero di assecondare l’evolversi repentino dei costumi della società; si rifugiò ancor di più nel suo credo religioso e si spense (per una strana coincidenza a pochi mesi di distanza dalla morte del suo unico amore Amédée) con il grande rammarico, comunicato in una lettera scritta alla figlia, di non potere ascoltare la propria musica.
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